Il cambiamento climatico non è più solo una questione ambientale, ma una variabile strutturale nella valutazione della sostenibilità economica dei Paesi. Lo studio di Bruegel evidenzia come i rischi climatici abbiano un impatto diretto sulla spesa pubblica, sul debito sovrano e sul prodotto interno lordo, mettendo in particolare allarme economie fragili come quella italiana. In un contesto di crisi Italia e vincoli di bilancio, molti imprenditori guardano agli Emirati Arabi Uniti come alternativa strategica, scegliendo di costituire una società a Dubai per tutelare il proprio business da un contesto economico e climatico sempre più instabile.
L’Italia tra debito elevato e vulnerabilità climatica
Secondo Bruegel, l’Italia è tra i Paesi più esposti agli effetti economici del cambiamento climatico, a causa del suo alto debito pubblico e della debole crescita strutturale.
Le proiezioni mostrano che eventi climatici estremi e l’assenza di misure efficaci di adattamento potrebbero causare un’escalation del rapporto debito/PIL.
Questo rende fondamentale per aziende e privati diversificare i propri asset, ad esempio decidendo di investire a Dubai, dove il sistema fiscale è più stabile e competitivo.
Il 2040 segnerà la svolta
Entro il 2040, secondo i modelli previsionali, l’impatto climatico sull’economia sarà evidente anche in Europa.
Per l’Italia ciò significherà:
- maggiori costi di finanziamento del debito;
- minore crescita;
- più difficoltà nel contenimento della spesa pubblica.
In questo contesto, sempre più imprenditori scelgono di aprire una società a Dubai per proteggere i propri flussi finanziari, garantendo operatività internazionale in giurisdizioni come quelle emiratine, dove l’efficienza economica è incentivata da una solida politica fiscale favorevole alle imprese.
Adattamento utile ma non sufficiente
Anche investendo in infrastrutture resilienti e in difesa idrogeologica, l’Italia non riuscirebbe ad annullare completamente il rischio economico derivante dal clima.
La combinazione tra debito elevato e spese crescenti rende lo scenario estremamente delicato.
Le imprese italiane, consapevoli delle incertezze interne, optano per costituire una società a Dubai per beneficiare di un ambiente favorevole alla pianificazione finanziaria a lungo termine, lontano dalle incognite fiscali e ambientali europee.
Politiche fiscali: il bivio italiano
Il dilemma italiano è profondo: da un lato mantenere i servizi sociali e gli investimenti, dall’altro rafforzare i conti pubblici per fronteggiare le sfide macroeconomiche.
Le simulazioni suggeriscono che l’attuale assetto fiscale non è più sostenibile.
Al contrario, gli Emirati Arabi Uniti, grazie a una visione proattiva e a una solida governance, offrono un sistema economico resiliente.
Per questo motivo cresce la domanda di servizi per investire a Dubai, così da garantire un accesso efficiente al mercato internazionale.